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Margherita, un fiore di zia

Margherita © oltreilbalcone

Margherita non è solo un fiore, per me. È anche il nome di una persona che mi sarà cara per tutta la vita. In questo post vi parlo della pianta, con tante curiosità e dritte utili per coltivarla. Ma, con l’occasione, condivido anche l’affetto e alcuni coriandoli di ricordi della persona alla quale devo tante cose, compresa la mia passione per il giardinaggio. Lei si chiamava Margherita, appunto. 

Appunti e divagazioni

In famiglia Margherita la chiamavamo più frequentemente Zia Rita o Vecchia Lepre, anche se vecchia non lo era affatto. Anagraficamente, certo, aveva la sua età. Ma d’animo era spensierata, giovane. Con una mente brillante. Il mio 2016 parte da lei, che è scomparsa nei primi giorni del nuovo anno. Eppure, mi accompagnerà per tutta la vita, ne sono certa. La Zia Rita non ha mai amato i fiori bianchi. “Hanno un senso” chiosava “solo se sono profumati.

I fiori e le passioni della zia Rita

La mia zia Rita, intenta a fare giardinaggio.

Amava i mughetti, le gardenie e le magnolie. E tutti gli esemplari dalle molteplici sfumature: dai tulipani ai garofanini, dalle peonie alle camelie. Piemontese di nascita – “Sono di Flissan” (Felizzano, Alessandria) – le piaceva venire in città, a Milano. Quando un maggio la portai ad Orticola – mostra mercato meneghina dedicata alle piante -, si mise a piangere per l’emozione. Era fatta così.

Grintosa e ironica, aveva le idee chiare. Beveva solo acqua frizzante. Quella naturale, sosteneva, le dava fastidio alla gola. Non disprezzava certo il vino (saggia donna!), ma toccava stare attenti, lo trangugiava in modalità chupito. Le si illuminavano gli occhi quando comparivano sulla tavola dei dolci e se qualcuno avanzava il dessert, ci pensava lei.

Le piacevano le liquirizie e i viaggi. Prendere l’aereo la rendeva una persona felice. Ha sempre guidato, a 86 anni girava ancora per il paese con la sua macchina giallo limone. Da piccola, quando la andavo a trovare, mi regalava un sacchetto trasparente di sucai (caramelle morbide rivestite di zucchero). Quando crebbi passò all’Eucasol, uno spray con oli essenziali di eucalipto e pino, da vaporizzare sul cuscino per respirare meglio.

La filosofia della zia Rita

Non si sposò mai. Nelle mie delusioni d’amore, era solita ricordarmi: “Chi non ti vuole, non ti merita“. Mi insegnò a volermi bene. Si prese cura delle due figlie di sua sorella, che purtroppo mancò giovane, come se fossero sue. E delle figlie che queste ebbero a loro volta (una, è la sottoscritta). Era un universo di Piccole Donne, che lei sapeva gestire con saggezza e simpatia.

Penso non amasse particolarmente il telefono: se la chiamavi, non c’era possibilità di fare durare la conversazione per più di due minuti. Il mio cane era “il Pantuflun” (‘pantofolone’, in dialetto – credo per le sue grosse zampe e il portamento buffo); mentre le persone care le chiamava ‘giuiin‘ (‘piccola gioia’). Quando il futuro era incerto, era solita esclamare “Che Dio ce la mandi buona. Anche se non era particolarmente religiosa, per dir la verità.

Permalosa, testarda e diretta, non amava i “perdibali” (‘perditempo’). E detestava cimici e topi. Se doveva mandare qualcuno a qual paese, me compresa, non si tirava indietro, ma lo faceva sempre in modo divertente. Una gran donna. C’è sempre stata. Per darmi supporto e coraggio, condividendo risate e affrontando con grazia i dispiaceri.

A dirla tutta, mi viene difficile convincermi che non la vedrò più. E, di colpo, la tristezza sembra un fiume pronto a straripare. Ma poi la ritrovo nei gesti, nei sorrisi, nelle logiche di pensiero, nei profumi. La porto con me, quotidianamente. E provo un’inedita sensazione di gratitudine. Non capita a tutti di conoscere una persona così. Speciale.

Curiosità sulla margherita (il fiore)

Goethe, nel suo celebre romanzo “Faust“, scelse di chiamare Margherita la donna innamorata perdutamente del protagonista maschile (Faust, appunto). Assediata dai dubbi, la fanciulla interroga l’omonimo fiore con il popolare gioco amoroso “m’ama o non m’ama?”.

In realtà, è dal Medioevo che questa pianta è legata all’amore, quando per accettare una proposta di matrimonio, le donne si cingevano una corona di margherite in testa. Nell’antica Grecia era dedicata ad Artemide, dea degli animali, tra le più venerate dell’Olimpo e per questo venne poi considerata simbolicamente il fiore delle donne.

Oltre ad essere gettonata nella letteratura e nella storia, la margherita è utilizzata anche in erboristeria: vanta proprietà curative come rimedio per i dolori addominali e la tosse.

Descrizione della pianta

Semplice, bella e resistente. La margherita è un fiore di campo che cresce spontaneo nei prati, dalla primavera all’estate. Vanta, al centro, un’allegra infiorescenza gialla e petali bianchi (tecnicamente non sono petali, ma ‘brattee’, foglie modificate che accompagnano i fiori), utili per attirare gli insetti impollinatori.

Oltre alla classica versione, le margherite possono essere anche colorate, con petali rossi, lilla, rosa o limone.

Dritte di giardinaggio

  • Annaffiatela frequentemente, soprattutto in estate.
  • Richiedono una posizione soleggiata.
  • Prediligono un clima mite. Se vivete nel Nord Italia, in inverno è meglio ripararle in serra o con un “tessuto non tessuto”.
  • Dopo la prima fioritura, accorciate gli steli di circa 10 centimetri: i nuovi fiori saranno ancora più rigogliosi!
Zia Rita, sorniona, davanti ad un raccolto di porcini @oltreilbalcone
La mia zia Rita – all’anagrafe Margherita – davanti ad un raccolto di porcini. © oltreilbalcone

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2 Comments

  • Reply
    Fraintesa
    Gennaio 13, 2016 at 4:57 pm

    Sei stata fortunata ad avere incontrato un fiore di campo così speciale nella tua vita, e sono sicura che anche lei sarà stata felice di avere un giuiin come te nella sua <3 ti mando un abbraccio

    • Reply
      Corinna Agostoni
      Gennaio 13, 2016 at 6:42 pm

      Grazie. Un abbraccio

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