Fiore on the road: l’achillea millefoglie con capolini di fiori profumati bianchi o confetto, molto diffusa sulle Alpi.
L’estate in montagna è inebriante. E’ una piacevole conferma per chi è solito viverla, ma costituisce una vera sorpresa per i non avvezzi alle vacanze ad alta quota. Una suggestiva meta vicino all’Italia – sia per gli aficionado del genere che per i novizi – è il Vallese, nella Svizzera sud-occidentale. Terzo cantone più vasto del Paese (per metà tedesco e per metà francese), sorge sulle Alpi Pennine ed è un tripudio di valli in fiore, rigogliosi vigneti (l’Heida, coltivato a 1.150 metri d’altezza, è il più alto d’Europa), pascoli color smeraldo, ghiacciai, laghi alpini, affascinanti sentieri per il trekking e le mountain bike, torrenti rigeneranti e fitti boschi. Se la Svizzera vanta più di mille varietà di mele e – in pochi lo direbbero – esporta più caffè (è nato qui quello liofilizzato) che cioccolato e formaggio, il Vallese – a tavola – tiene alta la bandiera. Conta, infatti, diversi prodotti DOP (Denominazione di Origine Protetta): dal pane di segale, al distillato di albicocca (abricotine) e pera Williams (williamine), sino al pregiato zafferano di Mund, il più settentrionale d’Europa. E poi c’è la cremosa raclette, che nasce proprio nel Vallese, e – per i non vegetariani – la carne secca di manzo. Ma andiamo con ordine.
Il mio viaggio comincia alla Stazione Centrale di Milano: le ferrovie svizzere mi portano senza intoppi sino a Brig, dove prendo un delizioso treno panoramico dalle ampie vetrate che, serpeggiando tra cime innevate e pareti rocciose, mi conduce a Zermatt (in un paio di ore, si raggiunge comodamente il Vallese).
Wolli, pecora autoctona dal muso nero, è la mascotte di questa cittadina che vanta un grande protagonista: monsieur Cervino (Matterhorn, in tedesco). Con i suoi 4.478 metri d’altezza, questa vetta dall’originale profilo piramidale è l’emblema più famoso della Svizzera ed uno dei siti più visitati al mondo, attirando numerosi turisti, tra cui frotte impensabili di giapponesi. Il Paese è un incantevole susseguirsi di casette tradizionali ben curate, con splendidi balconi fioriti dove primeggiano gerani, surfinie e margherite, in un armonico e ben studiato alternarsi di tonalità. Interamente pedonale, la mia unica preoccupazione è non farmi investire dai silenziosissimi mezzi pubblici solari ed elettrici che percorrono la strada trasportando i turisti più pigri.
Da Zermatt, il SunnegaExpress permette di vivere una piacevole escursione: prendendo una funicolare scavata nella parete della montagna (non dimenticate il golfino!) si raggiungere Sunnega (2.288 metri), apostrofato come l'”angolo del sole”.
Rinomata stazione sciistica in inverno, in estate è il punto di partenza per una bella discesa in valle attraversando un bosco di conifere a piedi, in mountain bike o in kickbike, evoluzione del monopattino con una ruota anteriore molto più grande di quella posteriore. Provo questa nuova esperienza e mi avventuro in uno spettacolare percorso, avvolta dal profumo di pino e circondata da alberi giganteschi, tra caprioli, aquile e stambecchi. Ovunque volga lo sguardo, cambia la prospettiva, ma il Cervino è sempre lì. Fiero e imponente, regala scorci da cartolina. La sua presenza rassicura e impreziosisce i momenti. Ho la strana sensazione di essere dinnanzi ad un tempio, più che ad una montagna.
Dopo l’impresa sportiva, il pranzo è meritato: nel caratteristico Restaurant Ried mi servono una dissetante birra ed una sfiziosa insalata con cetrioli, erba cipollina e dressing delicato con curry e curcuma.
Nel pomeriggio raggiungo la stazione di Zermatt per prendere un trenino che in poco più di mezzora, inerpicandosi sulle montagne come un’adrenalinica attrazione del luna-park, mi porta a Riffelberg (2.582 metri), da cui si gode un’eccezionale veduta panoramica dell’arco alpino. L’occasione speciale è lo spettacolo teatrale en plein air “The Matterhorn Story“, che mette in scena la prima tribolata scalata con successo del Cervino, avvenuta 150 anni fa (14 luglio 1865) in un’autentica sfida tra la cordata svizzera e quella italiana: fu un importante traguardo che vide vittoriosi i primi, ma costituì al contempo la grande tragedia dell’alpinismo moderno (partirono in 7 e tornarono solo in 3). Per tutto il 2015 Zermatt celebra questo cruciale momento storico con molteplici eventi, tra cui questo spettacolo. Dopo uno sfizioso aperitivo, dove apprendo con piacere che non è usanza rifiutare un secondo calice di vino, mi accomodo per godermi la rappresentazione, avvolta da 3 coperte in lana perché, con il calare del sole, il freddo diventa pungente. Metà in dialetto vallese e metà in inglese, è il contesto a farla da padrone, sono le gloriose vette che si stagliano dinnanzi, suggestivo palcoscenico di una nutrita troupe di circa 40 attori professionisti ed amatoriali che rievocano la scalata, tra intrighi, amore, morte, successi e tradimenti.
Tornata in paese, il Vernissage è un luogo originale dove concludere la serata con una tisana calda o un distillato. Ideato dal designer Heinz Julen, è un eclettico spazio che racchiude un hotel, un’area per le mostre, un negozio, un café di tendenza ed un cinema che, dopo la proiezione serale, si trasforma in discoteca.
L’indomani mi aspetta il Matterhorn Glacier Paradise, il luogo più alto d’Europa raggiungibile in funivia (3.883 metri, nessun problema se viaggiate con cani, sono i benvenuti). Per l’occasione, meglio indossare vestiti caldi e comodi perché, lassù, l’estate afosa è solo un vago ricordo e la neve si prende la scena. All’interno di una parete di roccia che ospita un ristorante ed un cinema, un ascensore permette di raggiungere un avvincente punto panoramico che offre una bella veduta delle Alpi svizzere, francesi e italiane, spaziando dal Monte Rosa al Cervino e dal Monte Bianco al ghiacciaio del Gorner. Sei skilift ed una cabinovia collegano il Glacier Paradise, il comprensorio sciistico più alto delle Alpi: 25 chilometri di pista con pendenze da brivido (i fan delle “nere” sono accontentati). Per questa volta rinuncio agli sci e mi dedico al più mite snow tubing, scivolando euforica sulla neve con una grossa ciambella. L’aria è rarefatta e l’atmosfera deliziosamente surreale: stare al fresco in estate, circondata da uno scintillante manto bianco, sotto un cielo terso, ha un sapore speciale.
Lascio la luce del sole per visitare una grotta di ghiaccio dove, a -4 gradi e 15 metri sotto la superficie del ghiacciaio, sono esposte divertenti sculture create grazie alle temperature polari. Rapita dai giochi di luce delle stalattiti, dopo essermi immedesimata in una glaciale regina (scettro, diadema e mantello sono messi a disposizione, non perdo l’occasione!), mi precipito all’uscita, infreddolita e incantata.
Scendo a Furi con la funivia e, da qui, mi avventuro in una bucolica passeggiata tra papaveri arancioni giganti e achilleas millefoglie.
Raggiungo il ristorante Gitz-Gädi, dove gusto un’intrigante zuppa alla paprika e fiori di campo ed un ottimo risotto con rebibes (formaggio utilizzato per la raclette, invecchiato almeno 10 mesi e tagliato con una pialla apposita, che crea sfiziose velette trasparenti). Dopo una goduriosa sosta sull’amaca per ritemprarmi, circondata da gerani, riprendo il percorso alla volta del giardino Ricola (esiste davvero!), che ospita le 13 erbe alla base di tutte le famose, omonime, caramelle: dalla pimpinella al sambuco, dalla malva al timo.
Attraversando un profumato bosco di larici e pascoli in fiore, tra baite e fontane in legno, approdo infine alle porte di Zermatt, dove scorre impetuoso un gelido corso d’acqua dal colore biancastro, proveniente dallo scioglimento dei ghiacciai e soprannominato milkwasser (acqua di latte – non potabile a causa dei troppi sali minerali).
Il pomeriggio è soleggiato, vado a zonzo per la cittadina scoprendo la sua parte più storica, con vecchie case risalenti al XVI secolo in legno di larice, per mantenere meglio il calore.
Una fontana è dedicata ad Ulrich Inderbinen, sconosciuto ai più in Italia, ma celebre personaggio in Svizzera: grande alpinista, scalò l’ultima volta il Cervino a 90 anni e, dato che la montagna fa bene a spirito e corpo, morì alla tenera età di 104 anni. Il centro – costellato di negozietti – viene attraversato, tutti i giorni intorno alle 17, da un gregge di capre dal collo nero (l’altra metà dell’animale è bianca), antica razza del Vallese dal corpo robusto e lunghe corna.
Nel cuore del paese sorgono anche due cimiteri, uno dedicato alle vittime dell’alpinismo e l’altro ai cittadini, ed un grazioso parco mignon con panchine di legno chiaro in stile chaise longue, per prendere il sole in tutta comodità, e vezzose fioriere ricavate da tronchi d’albero.
Merita una visita il Matterhorn Museum che, sotto il tetto di vetro dell’ex casinò, ricostruisce in modo meticoloso la storia della città, legata indissolubilmente a quella del Cervino.
L’Europe Hotel vanta una piacevole SPA, squisito modo per concludere un’intensa giornata. Il proprietario di questa struttura, il signor Julien, possiede oltre 200 pecore dal muso nero e sono proprio loro le protagoniste di questo originale hotel di design dal sapore di montagna: tappezzeria, quadri, saponette e sedute sono un omaggio al buffo animale.
La sera ceno in hotel, delicata la zuppetta alla citronella e coriandolo e divertenti le insalate da comporre con ampia scelta di oli (opto per quello all’albicocca & rosmarino) e aceti (mi lascio sedurre dalla mela & cannella). Seduta in terrazza, sorseggio un buon calice di Heida e converso amabilmente con i miei compagni di viaggio, onorata dallo speciale ospite d’onore che, proprio di fronte a me, mi guarda severo dall’alto: sua maestà, il Cervino.
DRITTE TAKE AWAY
Dove ho dormito
Europe Hotel and SPA
Ristoranti consigliati
Restaurant Ried
Gitz-Gädi
Il bicchiere della staffa
Vernissage
Da vedere
§ Matterhorn Glacier Paradise
§ Sunnega
§ Giardino Ricola
§ Matterhorn Museum
§ Cimitero degli alpinisti
2 Comments
Crans-Montana: estate eco-friendly tra vini, arte e mountain bike | oltreilbalcone
Agosto 15, 2015 at 10:13 pm[…] già che si è in zona, si può pensare di abbinare la visita ad un’altra cittadina, come Zermatt (è quello che ho fatto io). In entrambi i casi si arriva a Sierre – dove merita una visita […]
Crans-Montana: estate eco-friendly tra vini, arte e mountain bike | oltreilbalcone
Novembre 4, 2015 at 4:43 pm[…] già che si è in zona, si può pensare di abbinare la visita ad un’altra cittadina, come Zermatt (è quello che ho fatto io). In entrambi i casi si arriva a Sierre – dove merita una visita il Museo Vallesano della […]