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Sofia, tenera è la notte

Fiore on the road: la bellezza sfrenata e il profumo fragrante della rosa damascena. La sua essenza, prodotta in Bulgaria, è ricercata in tutto il mondo. Nella Valle delle Rose si fabbrica l’85% di olio di rosa usato dalle aziende profumiere.

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Sofia è una città gentile. Accogliente e garbata, il principale centro amministrativo, industriale e culturale della Bulgaria ha una verve inaspettata e un’anima frizzante. Fondata nel VII secolo a.C., è la terza capitale più antica d’Europa, ma il suo spirito è giovane, conturbante.

La sera, è un susseguirsi di locali: cocktail bar ricavati all’interno di antichi palazzi, bistrot, cioccolaterie di tendenza, sushi eclettici, discoteche all’ultimo grido, ciringuiti a lume di candela, birrerie originali, pub eleganti dove sorseggiare una rakia (liquore nazionale) e zupperie colorate. È come entrare in una gelateria e trovare un ventaglio sconfinato di gusti da farsi mettere sul cono. Ma andiamo con ordine.

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Dopo aver lasciato i bagagli in hotel, mi ritrovo dinanzi alla cattedrale di St Alexander Nevsky, fiera e imponente. E’ una delle più grandi chiese ortodosse al mondo e vanta maestose cupole d’oro e turchese. In tutto il centro storico, marciapiedi e pavimentazione sono di color giallo, vennero allestiti per il matrimonio di uno zar ad inizio ‘900 e così rimasero. L’atmosfera è da favola, come se Re Mida fosse passato da queste parti. Nella piazza su cui affaccia la chiesa, un’esposizione temporanea di auto d’epoca.

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Dopo aver cenato (eccezionalmente) in uno squisito ristorante italiano di un amico – l’Osteria Barbarossa -, la notte trotterelliamo da un locale all’altro. Instancabili, spensierati. Rimango incantata dall’A-Partamento: al secondo piano di una sciccosa casa bianca, un vero e proprio appartamento costituito da molteplici salotti accoglienti con luce soffusa, dove prendono vita le situazioni più diverse. Dalla ragazza sprofondata nella poltrona che beve in solitaria un vin brûlé che profuma di cannella; al dj-set nel salotto di fianco. Dagli amici che sorseggiano una bottiglia di vino con accanto una bicicletta; alla stanza con il pianoforte, dove l’ospite di turno improvvisa un Chopin. Mi sento Alice, catapultata nel Paese delle Meraviglie.

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L’indomani noto che gli alberi e le piante in città hanno appesi dei braccialetti rossi e bianchi. Sono le Marteniza, un ornamento che simbolicamente saluta l’inverno e accoglie la primavera. Per tradizione vanno scambiate durante la prima settimana di marzo e indossate, poi con l’arrivo della bella stagione si appendono sugli alberi, esprimendo un desiderio.

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Il 1 giugno è la Festa del Bambino in Bulgaria e le piazze sono gremite di bancarelle che propongono en plein air (nonostante non faccia ancora molto caldo) attività per i più piccoli, tra merendine, libri e pastelli per colorare. La statua di Santa Sofia – madrina della città, Santa della Saggezza – giace su una colonna di 24 metri e sembra vegliare sulla città. Poco distante, nell’arco di poche centinaia di metri si trovano una chiesa ortodossa, una moschea e una sinagoga. Sofia ti stupisce sempre. Così. Quando meno te lo aspetti. Insieme a Gerusalemme, è una delle poche città al mondo ad ospitare le tre grandi religioni monoteiste.

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Il mercato vale una visita: un tripudio di funghi, spezie, foglie di vite, fragole, albicocche e strani formaggi bianchi che sembrano saponi. Non mancano fiori e manici di scope.

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Consumiamo un pranzo perfetto in un ristorante introvabile perché all’interno di un portone, senza insegna all’esterno (Mister Uli, tel. +35929833422). Bisogna sapere che esiste ed è preferibile prenotare. La cucina bulgara vanta molti piatti a base di carne, ma fortunatamente anche noi vegetariani abbiamo un’ampia scelta di piatti sfiziosi: peperoni friggitelli, zucchine fritte con una panatura leggera e croccante (divine!), formaggio arrostito, minestrone con verdure e tartufo nero, zuppa di yogurt… e la mitica Shopska, un’insalata con pomodori, prezzemolo, cetrioli e una spolverata di formaggio. Non manca mai, servito insieme al pane, uno sfizioso sale con erbe di montagna. Complice anche il cambio favorevole, i prezzi sono bassi rispetto all’Italia. Per un pranzo/cena, trattandosi bene, è difficile spendere più di 20 leve bulgare (circa 10 euro).

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Il pomeriggio è dedicato all’University Botanic Garden, che ospita piante tropicali, tra cui specie particolari di orchidee e cactus; un’area greca con agrumi, ulivi e mirto; un giardino roccioso… e ovviamente un incantevole roseto.

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Tornando tra le vie della città, passeggio amabilmente guardando le vetrine. Sui palazzi, fa capolino qualche murales, illuminato dai toni caldi del tramonto. Con il mio infallibile naso da tartufo, scovo un delizioso negozio di ballistica: bombe pacifiche da bagno che, gettate in acqua, frizzano e rilasciano oli profumati. Ne faccio incetta, pregustando il momento magico in cui sprofonderò nella vasca dell’hotel, tra bolle colorate e un avvolgente effluvio di rosa.

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Sofia

La sera facciamo tappa all’Ham Bar, un locale ricavato da un antico fienile. Particolarità: è senza illuminazione elettrica, solo lume di candela. Non si possono fare foto e storcono il naso se domandi un biglietto da visita del posto. L’ambiente è davvero suggestivo.

Il giorno seguente facciamo una gita fuori porta, raggiungendo in macchina il Monastero di Rila, forse il sito più famoso di tutta la bulgaria, a poco più di un’ora dalla capitale.
Baluardo dell’avanzata dei turchi, si trova nel cuore di un bosco lussureggiante che sfoggia orgoglioso le sue sfumature di verde. L’interno, gremito di candele come quasi tutte le chiese ortodosse, vanta un’iconostasi (parete divisoria decorata con icone) che ritrae prevalentemente elementi della natura circostante: foglie, fiori, animali, piante. Zograf, il più grande affrescatore dei Balcani, ha sovrainteso i lavori.

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Visitiamo anche le Stob’s Piramids, vicino al piccolo paesino di Stob. È una piacevole passeggiata tra campi di camomilla e violette per raggiungere queste particolari formazioni rocciose di 30-40 metri d’altezza erose da vento, pioggia e neve; molte delle quali hanno, sulla punta, una roccia che sembra un cappello. I colori spaziano dall’ocra al cioccolato.

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Tornati a Sofia, ceniamo in un ristorante tradizionale con panche in legno e antipasti serviti su taglieri rotondi sospesi sul tavolo, grazie a catene appese al soffitto. Difficilmente dimenticherò il mio delizioso piatto di funghi serviti in una pentola di ghisa, coperti da un soffice manto di formaggio fuso e impreziositi da una spruzzatina di limone.

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Un gruppo di musicisti suona e canta. Mentre affondo il cucchiaino nel mio vasetto di yogurt con miele e noci, intonano “jam jam“, l’inno nazionale del popolo zingaro. Finito il dessert, mi perdo tra le note di “Chaje Shukarije“, che racconta l’amore di un uomo sedotto e abbandonato da una giovane, intrigante, fanciulla. La serata prosegue, di locale in locale. Sofia non dorme mai.

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DRITTE TAKE AWAY
Dove ho dormito
Radisson Blu Grand Hotel
Ristoranti consigliati
Mister Uli (+35.929833422)
Hadjidraganov’s Cellars
Osteria Barbarossa – ok, è un ristorante italiano, ma merita davvero.
Movida notturna
§ 
Ham Bar
§ A-partamento
Da vedere
§ University Botanic Garden 
§ Cattedrale di St Alexander Nevsky
§ Statua di Santa Sofia
§ Mercato
Shopping
Bomb cosmetics – negozietto di ballistica
Escursioni consigliate
Monastero di Rila
Stob’s Piramids

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